Lady Margaret Greyfog

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Mi ritrovai a danzare in un piccolo villaggio sperduto lungo le coste inglesi. Certo non ne potevo avere la certezza assoluta, d’altronde quando si balla mica si sta a guardare dove si va, però potevo sentire quell’odore salmastro misto a whiskey e fumo di vecchi sigari tipico delle coste inglesi.
“Signora, tutto bene? Quando siete comparsa e perché ballate?”

“Signorina, prego, buon uomo. Ma perché, adesso non si può più ballare se uno è felice?”
“Certo signorina. Mi scusi, come si chiama? Non credo lei sia di queste parti.”
“Che sbadata, non mi sono ancora presentata, Lady Margaret Greyfog, e vengo direttamente dalla caotica e meravigliosa Londra. Lieta di fare la sua conoscenza Mr…?”
“Mr. Frank Verilon, sono il sindaco di questo piccolo villaggio.”
“Lieta di fare la sua conoscenza, ma ora mi dica, c’è mica un posto dove bere un bel bicchiere? Sa, a forza di ballare per la felicità avrei leggermente la gola riarsa.”
“Ma certo, milady, l’accompagno subito alla nostra migliore locanda, Il mollusco zoppo”

Che buffo nome per una locanda. Da Londra mi ero spostata un bel po’, magari il mio vestito si era sgualcito. Controllai ed era ancora tutto in ordine, come l’avessi appena indossato. Ma non era del colore giusto, era di un bel rosso veneziano con riflessi cremisi e ora me lo ritrovavo di un grigio nebbia e più lo guardavo più mi pareva che cambiasse forma e gradazione di grigio.
Mi fermai davanti a una piccola vetrina per ammirare il colore del vestito ma non era l’unica cosa diversa: i miei occhi da verde smeraldo erano diventati rossi cremisi. Non ero spaventata, però. Anzi ero divertita da questo strano miscuglio di colori e intanto, finalmente, eravamo arrivati alla locanda.

Entrai e tutti si girarono. Di sicuro non era di tutti i giorni vedere una gentildonna di Londra in questi paesini. Mi sedetti ad un tavolo insieme al sindaco.
“Un whiskey, Joe. E lei, signorina, cosa prende?”
“La stessa cosa”.
“Due whiskey, Joe! Allora mi dica, lady Margaret, come mai è giunta da queste parti sin da Londra?”
“Oh non ci crederà mai se glielo racconto”.
“Sentiamo, sono tutto orecchie”.

“Mi stavo preparando per il ballo delle debuttanti, ero andata appunto per farmi l’abito su misura da un sarto, un certo Mr. Albert, che mi era stato consigliato da tutte le mie amiche, avevano detto che era un vecchio signore anziano dagli occhi viola e che il suo lavoro lo faceva alla perfezione, sebbene fosse su una strana sedia a rotelle. Lì per lì non mi fidai ma appena entrata nel negozio lui mi accolse con tutti gli onori. Oh cielo sono arrivati i whiskey, ci voleva proprio, ma dove ero rimasta? Ah sì! Di certo i miei dubbi si sciolsero appena vidi un abito in un intricato intreccio di lino e seta e merletti dalle tonalità del rosso porpora a quelle del rosso veneziano passando a dei riflessi cremisi. Appena lo indossai sentii un coro di sussurri questa è la prescelta, Dioniso benedicila con la coppa della follia”.
-Oh, questo vestito le sta a meraviglia, lady Margaret, solo qualche piccolo ritocco e farà un figurone al ballo, aspetti un attimo e glielo preparo subito. Se intanto si vuole accomodare le porterò un vino squisito nell’attesa-
“Bevvi il vino da una strana coppa di bronzo dove le figure sembravano muoversi a ritmo di una ordinata e sgraziata follia che sento ancora adesso, ma non è ancora tempo di ballare”
“Lady Margaret! Cosa sta succedendo al suo vestito? E perché non mi posso muovere?”
“Oh, non si preoccupi, ci stavo appunto arrivando. Come le stavo dicendo, dopo aver bevuto da quella coppa mi sentivo strana e continuavo a sentire questa melodia, allorché il sarto Albert mi portò il vestito e appena indossato la musica risuono in tutto il negozio e ci mettemmo a ballare questa danza caotica, piena di demoni del tempo che suonavano strumenti a cinque dimensioni il cui solo pensiero vi strazierebbe la mente. Poi Albert durante la sua danza mi disse – Cara Margaret, ti ho fatto il dono di portare la Follia dove ce ne sia più bisogno. Di questi tempi è un dono assai raro e sono tutti troppo presi da stupidi e falsi sentimenti come l’amore. Ma tu no, appena ti ho vista ho capito che eri la persona giusta, e ora sii messaggera e portatrice della nebbia folle – Andai al ballo insieme ad Albert, dovevo concedergli un ballo degno di nota per il dono che mi aveva fatto, quindi ci mettemmo al centro della stanza e cominciammo a ballare e la melodia si impossessò di entrambi. Gli altri invitati stavano fermi immobili come paralizzati e dal mio vestito spire di nebbia partivano a lambire ogni persona nella stanza e prosciugarne l’energia vitale. Poi scoccò la mezzanotte un lampo viola il rumore di mille specchi infranti e tutti morirono. Come toccherà ora a voi, ormai la mia nebbia ha raggiunto ogni abitante della città, ora è il momento di ballare.”

Margaret cominciò a ballare e tra un rond de jambe en l’air ed un arabesque la gente della malcapitata cittadina venne prosciugata della propria essenza vitale. Ad ogni risucchio seguiva il rumore di uno specchio infranto che si intonava perfettamente con il ritmo di Margaret. Finita la danza non restava altro che cumuli di vetri infranti.
Ma ecco in lontananza un lampo viola, una carrozzina a tutta velocità ed un grido di estasi. “Mia Margaret che bello spettacolo, ora andiamo, ci aspettano molte altre città dove ballare insieme e portare la gioia della follia.”
Lushush – 2016

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