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Gens Arcana – Cecilia Randall – 2010
Uffa! Che giornata tremenda!!
Stamattina quando mi sono alzata sono scivolata sopra uno specchio, a colazione mi sono scottata con il caffè e la mia maglietta preferita si è sporcata!
Per fortuna quando sono uscita a fare una passeggiata tutto era normale, il sole splendeva, le foglie autunnali scricchiolavano sotto i miei piedi e l’aria della giornata mi soffiava in faccia.
Sono arrivata a casa di mia mamma e scopro che una delle gatte è scomparsa, l’altra è caduta dal terrazzo e mio papà si è tagliato un dito!
Decido di andare fuori, e nonostante tutto scopro che il mo umore NERO è cambiato, tutto mi sembra meraviglioso, gli animali, le persone, gli elementi…
Decido di andare in libreria a vedere se c’è un libro fantasy che mi stuzzica la curiosità.
Vediamo… Percy Jackson, Artemis Fowl, Gens Arcana… Gens Arcana, vediamo la trama:
Firenze,1478 (ok siamo in Italia), famiglie antiche, capaci di evocare gli Elementi ( interessante), Chiesa, governi, intrighi di potere, Inquisizione (non ce ne facciamo mancare una!), protagonista Valiano, un ragazzo che non vuole seguire la sua famiglia (il classico ribelle), dovrà affrontare le sue paure e capire che il suo destino non può essere cambiato.
Decido di prenderlo e non appena mi siedo al parco, sotto un bellissimo albero secolare illuminato dalla luce del sole e colorato dalle sue foglie, la mia avventura comincia.
Leggo il primo capitolo e lo reputo così così, al secondo comincio a mangiarmi le unghie, al terzo sto urlando contro il nostro protagonista per le cazzate che ha fatto.
Dopo quella che sembra un’eternità alzo gli occhi e mi accorgo che il tramonto è vicino e mi avvio verso casa.
Arrivata mi siedo sul divano con una bella tazza di cioccolata e ricomincio.
Verso la fine ho paura proprio come Valiano, comincio a piangere, non è possibile, non può accadere questo!
Arrivo all’ultima pagina, leggo l’ultima parola e mi guardo intorno con gli occhi a cuore.
Infondo questa giornata non è stata poi tanto male.
Narigorm
“…Padre Simplicio cadde in ginocchio.
C’era una creatura disumana rattrappita sul pavimento del refettorio: uno scheletro coperto di pelle viscida, glabra,bluastra, on enormi bulbi oculari sfaccettati, sporgenti dal cranio privo di bocca. Corna sottili e spezzate gli spuntavano dalla fronte.
L’essere aveva braccia ma non gambe, sostituite da due tentacoli incapaci di reggerlo in posizione eretta. Sul dorso erano afflosciate grandi membrane che potevano sembrare ali, se solo non fossero state così umide e pesanti. L’intero corpo era striato di segni spigolosi simili a rovi, dalle sfumature bianche e azzurre.
L’abate ricominciò a pregare con più foga di prima. Padre Corso era pallidissimo, ma non fece un fiato. I quattro miliziani avanzarono di qualche passo per essere pronti ad intervenire.
Il giovane Angelo era sempre fermo e guardava l’essere deforme senza mostrare alcuna paura, anzi, con un’espressione molto seria. Non arretrò nemmeno quando la creatura alzò la testa verso di lui, tremante di rabbia o di sfinimento. << adesso parla con me>> le ordinò, deciso ma senza asprezza,nonostante si stringesse il braccio insanguinato. << voglio sapere ogni cosa .>> …”