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Harry Potter e la pietra filosofale – J. K. Rowling – 1997
Mentre mi aggiravo per i corridoi dell’ospedale per il solito giro notai disteso a letto un bambino di 8 anni. Aveva una faccia triste e nessuno accanto così andai dalla caposala e le chiesi chi era, mi rispose che era un orfano, con problemi di cuore e che stava aspettando un donatore disponibile.
Decisi di andare a parlare con il bambino: “Ciao come ti chiami?” “Francesco” mi rispose lui e io sorrisi, “cosa ci fai qui tutto solo? Non vuoi andare con gli altri bambini?” lui scosse la testa e riprese a guardare fuori, tentai di chiedergli qualcos’altro, ma mi richiamarono per un’urgenza.
Nei giorni successivi indagai ancora su di lui e scoprii che era un bambino tranquillo che non voleva la compagnia degli altri bambini, ma mi dissero anche si annoiava tanto lì in ospedale da solo, così decisi di agire.
Ricordavo che quando ero piccola leggere era la mia passione passavo ore a cercare e leggere libri.
Quella sera andai a casa e presi il libro preferito della mia infanzia: Harry Potter.
La mattina dopo Francesco si ritrovò di fianco al letto un pacchettino con dentro un libro.
Così continuai le visite dei pazienti nei giorni successivi, ogni volta che arrivavo alla camera del bambino lo vedevo intento a leggere quel prezioso libro e ogni volta vedevo qualche cambiamento rispetto al Francesco dei giorni precedenti .
Durante un pranzo decisi di andare da lui.
Era arrivato quasi alla fine del libro e non appena mi vide mi sorrise:
“Ciao Francesco, come stai?”
“Un po’ affaticato, ma a giorni dovrebbe arrivarmi un cuore.”
“Congratulazioni! Sono molto felice per te! Cosa stai leggendo ?”
Mi mostrò la copertina del libro e cominciò a raccontare, della sua vita, di quello che gli piaceva, di quello che aveva letto e del futuro. Non c’era più traccia del bambino scontroso e triste, al suo posto c’era un normale bambino con i suoi sogni e le sue fantasie, con un colorito che non andava più verso il grigio, ma roseo e chiaro.
Pochi giorni dopo venni spostata di reparto e per i successivi 20 anni non seppi più niente di quel bambino.
Quando lo rividi lui mi corse incontro e mi abbracciò, ci misi qualche minuto a capre chi era, ma lui me lo ricordò .
Cominciò a parlarmi della sua vita e di quello che aveva fatto. Era diventato uno scrittore, tutto iniziato dal libro che gli avevo dato, e ora scriveva storie per bambini, per farli sognare, divertire e crescere. Ci salutammo e mentre andava via sorrisi, quel libro gli aveva proprio cambiato la vita.
“…Erano passati quasi dieci anni da quando i Dursley si erano svegliati una mattina e avevano trovato il nipote sul gradino di casa, ma Privet Drive non era cambiata affatto. Il sole sorgeva sugli stessi giardinetti ben tenuti e illuminava il numero 4 d’ottone sulla porta d’ingresso dei Dursley; si insinuava nel loro soggiorno, che era pressoché identico a quella sera in cui il signor Dursley aveva visto il fatidico telegiornale che parlava di gufi. Soltanto le fotografie sulla mensola del caminetto denotavano quanto tempo fosse passato in realtà. Dieci anni prima c’era un’infinità di fotografie di quello che sembrava un grosso pallone da spiaggia rosa, con indosso capellini di vari colori. Ma Dudley Dursley non era più un lattante, e ora le fotografie ritraevano un bambinone biondo in sella alla sua prima bicicletta, sulle giostre alla fiera, che giocava al computer col padre, o che si faceva abbracciare e baciare dalla madre. Nulla, in quella stanza, denotava che in casa viveva un altro bambino.
Eppure, Harry Potter abitava ancora lì;…..”