Costantinopoli

tempo di lettura: 5 minuti

Oh città creata dalla saggia

visione oracolare scrutando

cieli eterei oscuri agli occhi mortali,

gentile con gli amici

e ferrea difesa contro i nemici.

Incontrastata per interi lustri a venire,

dipinti mosaici e arazzi

tessuti per il tuo onore e la gloria

è forse ora giunto il tuo momento?

6 Aprile 1453

Le navi dell’Impero Ottomano cominciarono a fare fuoco appena videro il carro di Apollo alzarsi sopra l’orizzonte, riecheggiarono come un suono lontano poi sempre più vicino centinaia di palle di ferro fendevano Eolo e si schiantarono con un’esplosione unica lasciando del loro passaggio solo macerie e detriti colpendo la cinta esterna di Costantinopoli.

Faceva capolino Ares dio della guerra che ammirava estasiato quel nuovo tipo di arma e il suo utilizzo.

6 Maggio 1453

Dopo un mese di assedio e di continue battaglie con le poche migliaia di uomini rimasti l’imperatore Costantino XI stava ormai perdendo le speranze.

“Comandante Giovanni, quante unità avete ancora a disposizione?”

“Le nostre forze si attestano sulle duemila unità.”

Costantino, ultimo imperatore e uomo stoico, si fece scuro in volto.

“Com’è possibile vincere una guerra con un esercito di settemila uomini e ventisei navi contro uno da duecentomila uomini e duecento navi, me lo dite?”

Nella stanza si potevano ben udire le cannonate a intervalli regolari della marina ottomana contro le mura, ma in quel momento vicino al tragico epilogo dell’ultima grande città dell’Impero Romano calò un silenzio assordante.

“Vedete cosa succede a voltare le spalle ai propri dei? Vi avevamo avvertiti ma voi mortali sembrate avere la memoria corta oltre che la vita.”

Tre donne alte emersero dall’ombra. Erano vestite di sole tuniche bianche avorio che quasi riflettevano la luce delle torce accese e decorate da spille semplici ma finemente lavorate. Avanzarono nella sala prorompendo in risate sinistre che echeggiarono intensamente nella mente di tutti i presenti.

“Voi chi siete? come avete fatto a superare le difese? Guardie!”

“Suvvia imperatore, non ci riconoscete?”

“Siamo noi che decidiamo quando tagliare il filo.”

“Siamo noi a dire chi vive e chi muore.”

“Siamo noi che tessiamo i fili di questa povera umanità.”

“Noi tre siamo le proclamatrici del Fato, dei, semidei ed eroi sono passati e continuano a passare tra le nostre dita, e come vedete qui abbiamo il vostro filo. Sembra che ne rimanga molto poco.”

“Quindi voi siete…”

“Io sono Cloto colei che fila.”

“Io sono Lachesi colei che decide la lunghezza del filo.”

“Io sono Atropo colei che recide.”

“Noi siamo le Moire figlie della notte, figlie di Temi e Zeus, e portiamo con noi un destino di morte, ma Fato vuole che ci sia una possibilità di salvezza e di redenzione per voi sciocchi miseri mortali.

Per molto tempo avete continuato ad adorare questo vostro nuovo unico Dio, ma cosa ha portato?”

“Il declino di un Impero potente e talmente vasto che era riuscito ad arrivare ai confini del mondo e superarli per nuove terre, nuove ricchezze, e ora che siete solo il pallido riflesso opaco di quell’Impero state perdendo una guerra che non potete vincere.”

“Noi possiamo aiutarvi, rinnegate questo Dio che vi ha abbandonati e vi daremo gli strumenti per vincere questa guerra, riconquistare i territori perduti e restaurare l’Impero di un tempo.”

“Quello che dovete fare è semplicemente pregare noi, i vostri unici dei. Chiediamo solo un atto di fede in fondo.”

Alcuni dei generali astanti rimasero toccati, il culto degli antichi dei era quasi scomparso ma alcuni ancora erano devoti e quelle parole sembrarono acqua fresca su un giardino ormai arido. Altri invece misero mano all’elsa della spada tenuta sul fianco.

“Mio Imperatore, non crederete per caso a queste truffatrici?”

Costantino alzò la mano e tutti nella sala tacquero.

“Dite di essere le tre Moire, dimostrate quello che state dicendo, se avete veramente il potere di vita e di morte su di noi!”

“Lui non crede.”

“Lui è cieco.”

“Lui si redimerà.”

“Se l’imperatore vuole una prova ecco qui il filo di uno dei suoi generali, così corto ma forte, di un uomo temprato dalle battaglie. Io Atropo recido il filo.”

Nella sala si udì un tonfo e il comandante Giovanni si accasciò a terra pallido, senza un lamento alcuno. Nelle facce dei presenti l’orrore si dipinse, perfino l’imperatore stoico ebbe un sussulto e la visione che il suo mondo, il suo impero stava crollando, si fece più presente.

“Credete che siano delle ingannatrici, eppure il comandante Giovanni godeva di ottima salute fino un’attimo fa. Devo convenire che siete veramente chi dite di essere e se offrite la salvezza da morte certa, vi ascolto.”

“Come detto ci serve solo un atto di fede e un patto firmato col vostro sangue. Venerate noi, gli antichi dei, rifiutate chi da solo si erge contro la moltitudine.

Le truppe di terra che fra meno di qualche ora assalteranno le mura come pensate di reprimerle? Le navi che continuano incessantemente a bombardare le mura di questa nobile e fiera città non resisteranno ancora per molto. In guerra chi vuole avere salva la vita cambia fazione o peggio ancora si nasconde.

Con questo giuramento avrete a disposizione il Pantheon delle armi divine forgiate da Efesto in persona: la lancia di Zeus, essenza stessa del primo fulmine nato in questa terra, capace di scatenare una tempesta di fulmini folgorando migliaia di uomini in un solo istante; il tridente di Poseidone per il controllo del mare e delle sue creature abissali, per poter affondare un’intera flotta; la frusta di Ade, creata per rapire le anime che tentano di scappare dagli Inferi e che infligge pene nello spirito oltre che nel corpo.”

Nelle mani delle Moire comparve una pergamena con scritte in oro le parole Pactum Deorum e uno spillo dorato. Costantino si avvicinò, ora poteva scorgere i tratti dei volti delle Moire, scavati dal tempo e celati da un fine velo dorato.

Un punto ed il sangue si mischiò con il testo dorato ora impresso indelebilmente.

“Io, Costantino XI Paleologo Dragases, imperatore dell’Impero Romano d’Oriente, in questo giorno editto che il cristianesimo venga bandito dall’impero. Tutte le pratiche del culto siano da ora vietate e venga ristabilito il Pantheon degli antichi dei come religione di stato.”

Lo stesso giorno la flotta di navi che assediavano Costantinopoli fu distrutta da un solo ed unico gorgo e da centinaia di tentacoli che si riversarono fuori dalle profondità del mare, stritolando lo scafo delle navi come fosse argilla da modellare. Le truppe di terra furono incenerite da migliaia di fulmini, lo stesso Maometto II fu folgorato sul campo di battaglia. Allo schiocco della frusta le anime di tutti i soldati riluttanti a combattere con mente e corpo per la salvezza e il continuo prosperare della città furono mandate negli Inferi.

“E riguardo al mio filo?”

“Mio imperatore, il vostro filo, una volta accettato questo patto, sarà molto più lungo e resistente. Voi potrete vivere ancora per centinaia di anni.”

Lushus – 2019

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