Ricordi di ruggine

Ascoltane una versione speciale qui!

https://youtu.be/WDRwGGc7gd4

Nota: fra le prime prove di scrittura “ufficiali” di Manù il G.V., un racconto molto breve del 1963-’64 circa. Balza all’occhio la curiosa mistura con termini in una lingua che noi de LaLupAlata crediamo dialettale. Abbiamo inserito le varie note esplicative ex novo dopo lunga interpretazione e ricerca etimologica. “L’orchestra dei ricordi” è stata accorpata a termine della narrazione seguendo un’indicazione autografa a margine del manoscritto originale del solo racconto, sicuramente successiva alla redazione finale dello stesso.

Ricordi, solo questo mi resta¸ tempi passati e anch’essi oramai vedo sbiadirsi, come sogni al mattino. Per molti anni servii il mio padrone e posso dire con orgoglio di avere adempiuto sempre al meglio al mio compito; quanti fili d’erba sono caduti al mio passaggio, milioni di milioni… Quanti prà ho falciato e con che maestria le sue mani mi facevano danzare sempre alla giusta altezza dal terreno, avanti indrìo avanti indrìo…

La mia lama era sempre affilata, mai intaccata dalla rudene, egli provvedeva puntualmente a gusare il mio filo: senza fretta, con attenzione e movimenti antichi tramandati da pare in fiòlo. In quei momenti semplici e così speciali mi sentivo veramente fiera e felice di essere una falsa, uno strumento di così primaria importanza stì ani, la lama bella lucida, il manico di castegnara liscio e levigato dalle mani ruvide dell’uomo…

Ora invece, nel giro di qualche anno, tutto è cambiato: lo sviluppo ha travolto come una brentana quel mondo – il mio mondo – trascinandosi via le tradisiòn, e anche la fadìga che seppur grande poi ti faceva assaporare più intensamente i risultati del tuo lavoro: il grano che biondeggiava al sole, nato dalla terra che mesi prima tra sudore e besteme era stata arata col versaoro tirato dai bo mentre gli unici suoni che riempivano il cielo settembrino erano quelli striduli degli strìoli… O le tenere piantesele de spagna che bucavano il suolo e crescevano forti e belle sotto lo sguardo compiaciuto del paròn che le aveva seminate sotto carnevale, perché chi vole un bel spagnaro lo semena in febraro; ecco equivalente a quella felicità vi era anche l’ansia, durante i primi giorni di aprile se il cielo era nuvoloso, difatti gli aprilanti ghi nà quaranta de someianti.

Ma il mio momento era l’estate. In istà quando erano massimi il caldo e la fatica, quando il sole cuoceva la pelle del mio padrone e il suo sudore mi scorreva sul manego bagnando la terra secca, allora io cominciavo a danzare; dal canto del galo fino al tramonto col me paròn e insieme ad un’altra decina di segantini iniziavamo a falciare i prà e i campi di frumento.

La linfa di quei sottili steli d’erba bagnava il mio metallo e a mano a mano che recidevo la lama si faceva sempre più verde, ricoperta interamente da quel succo vitale… Il manico di castegnara morto sembrava rinascere e sentivo dentro di me un’energia primordiale che mi legava con la terra viva, facendomi sentire un tutt’uno con essa.

Andavo avanti a tajare per mesi, prima el madego, poi l’ardivo, poi la tarseina fino alla quarteina, che non si tagliava perché si lasciava da pascolare alle vacche.

Poi, arrivarono le prime taja e liga, le prime falciatrici e trebbie, insieme ai primi forsòn a petrolio: erano finiti i tempi delle faje e dei ligasi, quelli delle arature a bo, e finirono i giorni delle false.

Noi purtroppo però continuiamo ad esistere: in croce sui bianchi muri degli agriturismi, vestiti di tarejne e incrostati di rudene; oppure come spesso i versaori, fermi sui giardini e circondati di fiori proprio come si usa fare per i morti, e alla mercé delle intemperie. Noi continuiamo ad esistere e vediamo ogni giorno quello che era il nostro mondo cambiare, osserviamo insetti meccanici sempre più enormi e complessi scivolare silenziosi sulla terra che un tempo era nostra, a fare in poche ore quello che facevamo in settimane e in una volta sola i lavori diversi di più d’uno di noi.

Tutto questo è peggio che esser morti.

O possiamo forse ancora essere utili a qualcosa? Immobili nelle nostre pose polverose, reperti, possiamo ancora venire osservati da persone che hanno occhi per guardarci, riconoscerci e mostrare così loro la vita che c’era un tempo, possiamo far sgranare gli occhi del bambino curioso che ci osserva affascinato e luccicare quelli del vecchio nonno che ricorda e gli narra queste nostre antiche storie.

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prà.prati; avanti indrìo.avanti e indietro; rudene.ruggine; gusare.limare, affilare; da pare in fiòlo.di padre in figlio; falsa.falce; stì ani.il tempo, gli anni passati; castegnara.castagno; brentana.nubifragio; tradisiòn.tradizioni; fadìga.fatica; besteme.bestemmie; versaoro.aratro; bo.buoi; strìoli.storno; piantesele de spagna.piantine di erba medica; paròn.padrone; chi vole un bel spagnaro lo semena in febraro.chi vuole una bella erba medica la semina in febbraio; gli aprilanti ghi nà quaranta de someianti.il tempo meteorologico dei primi quattro giorni di aprile condiziona anche i prossimi quaranta; istà.estate; manego.manico; galo.gallo; col me paròn.con il mio padrone; segantini.coloro che falciavano i prati; tajare.tagliare; el madego, poi l’ardivo, poi la tarseina fino alla quarteina.rispettivamente primo,secondo,terzo e quarto taglio; taja e liga.falciatrici imballatrici; forsòn a petrolio.trattori ford a petrolio; faje.covoni; ligasi.legacci tipici delle faje; a’ bo. con l’utilizzo di buoi; tarejne.ragnatele.

L’ORCHESTRA DEI RICORDI

Vento,

levigando questo colle

ridona voce agli antichi utensìli

appesi, impiccati

tra queste vecchie assi.

 

Sigillate bocche di metallo,

tarlato legno e ruggine

schiudendosi

cantano

all’animo dell’uomo:

 

Ascolta il cauto cigolare,

i nostri gemiti sommessi:

il passato che risuona,

echi della Storia”

 

che riesumano memorie dure

e nostalgie felici,

nel polistridìo d’un coro

di fantasmi vecchi.

 

Poi

un nuovo suono improvviso

e il silenzio

e lo stupore

allo squillo

d’un cellulare,

nota stonata,

Vento si placa

l’orchestra dei ricordi:

LaLupAlata-Manù il G.V. / 2020

 

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